Friulana di nascita, casarsese per la precisione – terra di Pasolini, di poesia e di vino, e non necessariamente in quest’ordine.
Ha 29 anni, con dieci di esperienza.
La scrittura è sempre stata una presenza costante, dentro e fuori di lei.
Si iscrive al liceo classico, convinta di trascorrere le giornate tra Archiloco e Seneca, ma scopre di studiare più matematica di quanto avrebbe mai desiderato. A quel punto, il bivio: Lettere?
No, meglio Giurisprudenza, solida, sicura. “Magari divento Magistrato”, pensa.
Qualche anno tra codici e cavilli e l’illuminazione: la sua vocazione non era nelle aule di tribunale, ma nelle parole.
E non perché pagassero le bollette dell’Enel, ma perché sono sempre state la sua luce.
Nonostante le ombre, i cambi di rotta, i passi falsi.
Prende coraggio e si iscrive ad Italianistica.
Diventa insegnante, prima alle medie, poi in un istituto professionale.
Ama dire ai suoi ragazzi e alle sue ragazze che le parole possono davvero salvarli, più di quanto immaginino.
Proprio come hanno fatto con lei.
Scrive, sempre, ma meglio quando è isolata, in qualche paese straniero o in qualche ora buca, a scuola; scrive sugli scontrini, sui tovagliolini di carta al bar, con un calice di vino, gli amici stretti al telefono, il cuore calmo o agitato come un mare di inchiostro – preferibilmente blu – che si allarga e si frange, come le parole.
Fuori e dentro di lei.